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L'illusione delle diete commerciali per perdere peso

L'illusione delle diete commerciali per perdere peso

Gli effetti di corto periodo, i danni e l'inutilità di quasi tutte le diete diffuse e in circolazione.
Negli ultimi 40-50 anni sono nate e si sono diffuse in maniera esponenziale una serie infinita di diete dimagranti con caratteristiche via via differenti, ma con il comun denominatore di essere la soluzione finale e risolutiva ai problemi di peso e grasso in eccesso.

Un numero così elevato di soluzioni perfette dovrebbe avere avuto come conseguenza certa l'eliminazione definitiva dei problemi di sovrappeso e ogni individuo presente al mondo (intendiamo se non altro il ricco mondo occidentale) dovrebbero rientrare senza problemi nel suo peso forma ideale.

La realtà è tristemente ben diversa come tutti sappiamo e si è ancora ben lontani da risolvere con una semplice dieta, per quanto la si propagandi come la migliore e sofisticata possibile, i problemi di grasso in eccesso.

Di fondo rimane l'ingenuità estrema di molte persone che hanno bisogno di credere a finti miracoli per poter superare difficoltà che quasi sempre hanno soluzioni alla portata di tutti semplici, efficaci, lineari, preventive e curative senza alcun segreto nascosto o misterioso.

Dei danni che paradossalmente quasi tutte le diete commerciali portano alle persone e al loro organismo si discute da anni nel campo della ricerca seria.
Il problema serio e i danni più pesanti si hanno quando con l'avanzare dell'età il corpo ha meno capacità di reagire alle vere e proprio "torture" a cui è sottoposto pur di seguire regimi alimentari senza alcun fondamento con continui saliscendi del peso, a volte estremi e spaventosi.

Un utile chiarimento su questo aspetto cruciale della salute arriva da due recenti ricerche, la prima pubblicata da The Journal of Nutrition a opera di ricercatori della Harvard Medical School di Boston, la seconda avviata in Australia su un campione rappresentativo di più di 8 mila donne seguite per nove anni.

Il primo studio è stato quello più approfondito, nell'arco di 20 anni i ricercatori hanno esaminato le variazioni di peso di un campione di 145 mila tra uomini e donne mettendole a confronto con lo stile alimentare seguito, le abitudini di consumo e le diete specifiche eventualmente portate avanti nell'arco del periodo esaminato.

Inoltre sono state valutate con attenzione le condizioni fisiche di chi consumava in dosi adeguate e abbondanti alimenti di origine vegetale e in particolare verdura e frutta.

Da tutto ciò è emerso come le persone che privilegiavano la qualità di una dieta abbondantemente vegetale al di la delle quantità specifiche o della selezione di determinate categorie (ad esempio le proteine oggi tanto di moda) erano le uniche a riuscire a limitare con efficacia l'aumento di peso.

Un aumento che con l'avanzare dell'età è entro certi limiti fisiologico in quanto il ridotto metabolismo e un'attività fisica meno frequente non aiutano a mantenere l'efficienza energetica.

Lo studio Australiano non è stato meno interessante, qui i ricercatori hanno raggruppato in 4 categorie i soggetti esaminati in base alle strategie personali adottate per il controllo del peso.

Le persone che mediamente aumentavano meno di peso (580 grammi all'anno) erano quelle che facevano abitualmente una buon attività fisica sommata a un attenzione alla qualità della dieta con predilezione verso le fonti vegetali.

Al secondo posto le persone che non seguivano alcuna strategia particolare (640 grammi all'anno), quindi quelle a dieta moderata con una leggera attività fisica (730 grammi all'anno) e per finire quelle perennemente a dieta (880 grammi all'anno) che mantenevano allo stesso tempo vizi poco salutari come il fumo.

Dati estremamente significativi che confermano l'inutilità assoluta di quasi tutte le diete diffuse e in circolazione i cui effetti sono praticamente sempre di corto cortissimo periodo a fronte di danni a lunghissima latenza di smaltimento e recupero.

Fonte: Corriere della Sera – Nutrizionista Carla Favaro


Gli studiosi del Medical College of Georgia di Augusta (Usa) hanno pubblicato sulla rivista Brain, Behavior, and Immunity, una ricerca molto interessante sugli effetti collaterali dell'obesità e del sovrappeso.

Tra questi (molteplici e tutti poco piacevoli) c'è una correlazione forte con le funzioni cognitive e di apprendimento del cervello che i chili di troppo sommati all'accumulo di grasso rendono precarie compromettendo l'efficienza mentale complessiva.

Nello specifico i ricercatori hanno messo in risalto come il superamento della soglia di equilibrio tra struttura, altezza e peso danneggia il lavoro delle cellule della microglia, quell'insieme di molecole che sovraintendono al corretto funzionamento dei neuroni del sistema nervoso centrale.


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