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Energy drink, alterazione della pressione e pericoli per il cuore

Energy drink, alterazione della pressione e pericoli per il cuore

Come alcune bevande moderne possono alterare la pressione anche nei giovani.
Una precisa tipologia di bevande ha preso piede da alcuni anni a questa parte soprattutto nella fascia di giovani adulti per la quale l'industria alimentare ha furbamente saputo inventare un esigenza di ristoro e soddisfazione della seta in realtà inesistente.

Ma non è solo una questione di sete e godimento organolettico perché queste bevande studiate a tavolino contengono sostanze che portano a rimanere più svegli (o per la precisione a sentirsi tali), attivi, energici e euforici perdendo un po' come avviene con il classico alcol la cognizione della realtà deformata secondo la propria libido.

Stiamo parlando degli energy drink bevande che contengono fra le altre cose un elevato quantitativo di caffeina e che possono portare a un pericoloso innalzamento della pressione arteriosa favorendo allo stesso tempo l'insorgere di aritmie, un condizione patologica da non sottovalutare mai.

La questione è nota da tempo, ma una recente indagine pilota portata avanti dalla Mayo Clinic (USA) su un campione di 25 adulti sani ha riportato agli onori della cronaca la pericolosità implicita di queste bevande soprattutto per i giovani e i ragazzi di ogni età stimolati dalla pubblicità al consumo di queste "nuove" sostanze alla moda.

E rimanendo nell'ambito dell'ipertensione non bisogna pensare che la problematica tocchi solamente chi è avanti con l'età o chi ha problemi di malattie particolari, purtroppo sempre più spesso anche i giovani hanno tassi di pressione ben superiori alla norma con tutte le pericolose conseguenze del caso.

Ai partecipanti allo studio sono stati fatti consumare in due momenti separati un classico energy drink a dose standard contenente più di 240 milligrammi di caffeina, 2 grammi di taurina oltre a estratti di guaranà, ginseng e cardo mariano e un placebo senza queste sostanze stimolanti ma uguale come gusto e percezione organolettica complessiva.

Ne gli studiosi ne i partecipanti erano a conoscenza di cosa stavano bevendo esattamente e questi ultimi erano stati selezionati per essere non fumatori e esenti da cure con farmaci oltre a doversi astenere nel consumare caffeina o alcol nelle 24 ore precedenti ai test.

Tutto questo per avere dati attendibili e non influenzati da altri fattori rispetto all'effetto che il consumo di questi frink poteva avere sulla pressione, frequenza cardiaca, livelli di glicemia e altri parametri collegati ai tipici risvolti dati dall'aumento di adrenalina.

Tra i risultati di questa indagine si è visto come il consumo di energy drink portava a un aumento del 6% della pressione arteriosa e un alterazione di altri importanti parametri, un impatto solo apparentemente modesto perché molto difficilmente i giovani limitano il consumo di queste bevande a una sola porzione in particolare quando fa caldo e in estate.

La somma del consumo di una stessa bevanda a ripetizione nell'arco di poche ore amplifica enormemente le conseguenze senza che l'organismo sia in grado si smaltire adeguatemene ad esempio l'enorme accumulo di caffeina che si va a sommare spesso all'accumulo di alcol.

Una situazione che porta a un aumento ben più pericoloso della pressione, alla comparsa di aritmie e palpitazioni e nei casi più gravi al nefasto evento infarto che colpisce senza indugio malgrado la giovane età di chi lo subisce e le teoriche capacità reattive dell'organismo, inevitabilmente compromesse.

Rispetto ai giovani, magari già in situazioni di "attenzione" per via di anche lievi problematiche costituzionali o di cardiopatie congenite non ancora rilevate, occorre quindi fare una campagna di conoscenza e sensibilizzazione rispetto a quanto possono consumare in situazioni di divertimento e relax.

Senza per questo demonizzare nulla, si tratta piuttosto di rendere coscienti e conoscenti i giovani dell'importanza della cura del proprio cuore e di una corretta pressione arteriosa oltre che dei pericoli a cui possono andare incontro.

Fornendogli elementi di indipendenza rispetto a quanto propagandato dalla pubblicità il cui unico scopo è vendere il più possibile senza alcuna preoccupazione sulla salute del consumatore finale.

 Fonte: Corriere della Sera – Nutrizionista Carla Favaro


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