Colesterolo e grassi saturi
Un possibile e clamoroso dietrofront rispetto a quanto creduto finora.
Sembra destinato a cadere e essere clamorosamente smentito uno dei mantra che per quattro decenni ha dominato le linee guida riguardanti la cura e la prevenzione del colesterolo in prima battuta e delle malattie cardiovascolari come conseguenza diretta.
Stiamo parlando del (non) consumo di alimenti contenenti alte percentuali di grassi saturi come burro e formaggi e in generale i prodotti di origine animale.
Per anni sono stati loro a essere additati come precisi colpevoli degli squilibri nutrizionali direttamente responsabili degli anomali livelli di colesterolo e delle complicanze del sistema cardiovascolare generale.
Il tutto è nato nel 1970 quando gran parte dei ricercatori e studiosi sulla base delle ricerche di allora arrivarono alla convinzione che ci fosse una correlazione precisa tra livello di colesterolo, quantità di grassi saturi nella dieta, malattie cardiache.
La profonda convinzione generale portò a decretare la diminuzione drastica di questo tipo di grassi nell'alimentazione con la conseguente demonizzazione di tutti i cibi e gli alimenti che li contenevano in grande quantità.
La revisione di questa forte e ancorata teoria arriva da una serie di moderni studi di correlazione tra grassi, dieta e malattie cardiovascolari e recentemente da un articolo-editoriale uscito sul British Medical Journal a cura del cardiologo Aseem Malhotra.
Il quale dichiara apertamente che «è arrivato il momento di dire basta al mito dei grassi saturi nelle malattie cardiache».
Ma come si è arrivati a questa clamorosa (per ora) smentita?
Dall'osservazione di come un'alimentazione povera di grassi saturi imposta con diete restrittive e squilibrate provoca in realtà un effetto contrario a quello voluto, con un influenza insignificante sui livelli reali di colesterolo, con un pericoloso aumento della resistenza all'insulina relazionata al pericoloso e ormai molo diffuso diabete, con un continuo e imperterrito aumento dell'obesità in barba a tutte le più rigide restrizioni dietetiche possibili.
Oltre alla constatazione di come il colesterolo, aggiunge Malhotra, nei fatti non è il principale responsabile di infarti e ictus o perlomeno non ha quel collegamento causa effetto che si riteneva avesse.
Colesterolo che per altro alimenta e sovvenziona grazie alle statine un'industria del farmaco potente e finanziariamente molto influente.
Secondo queste ultime ricerche, quindi, le sostanze di cui è bene guardarsi e limitare sono quelle utilizzate in gran parte dell'industria alimentare per la produzione di cibi pronti o semilavorati, ad esempio i grassi idrogenati, il sale e gli zuccheri.
Questi ultimi in particolare hanno di sicuro una diretta responsabilità nell'instaurarsi della sindrome metabolica, quel quadro di sintomi, dall'obesità alla glicemia alta, che comporta un alto rischio per il cuore.
A questo proposito un dato statistico chiarisce e evidenzia il concetto: i 2/3 dei pazienti ammessi in ospedale con infarto acuto è affetto da sindrome metabolica, un tempo praticamente inesistente, ma il 75 per cento di loro ha il colesterolo normale.