Una dieta per l’ipertensione
Riduzione del sale e apporto di nutrienti preziosi come aiuto non solo per la pressione.
Le diete in generale, in particolare quelle tese solo a raggiungere uno scopo di perdita di peso, hanno spesso più elementi di forte criticità che reali vantaggi salutistici per chi le segue.
Per altro con il risvolto di arricchire spudoratamente che le inventa e sperimenta la loro efficacia o meno sulla pelle degli altri.
Eppure non sono tutte uguali e alcune possono presentare piacevoli sorprese, magari non calcolate durante la loro ideazione o non esattamente tra i loro scopi.
La Dieta dash, "dietary approaches to stop hypertension", basa la sua peculiarità sulla forte riduzione del sale all'interno dell'alimentazione quotidiana a prescindere dal numero di pasti consumati durante la giornata.
E sappiamo bene quanto il fattore sale sia la nervatura centrale dal punto di vista alimentare rispetto al controllo della pressione arteriosa o per meglio dire rispetto al suo superare i livelli di controllo.
Una delle più interessanti conseguenze di questa dieta, sostengono i suoi ideatori, è la riduzione dei livelli di colesterolo dopo solo 2 settimane dal suo inizio e una normalizzazione di quelli pressori dopo 3 settimane con un influenza diretta sul buon funzionamento cardiovascolare in particolare rispetto all' insufficienza cardiaca.
Tutto questo non solo abbassando drasticamente la quantità di sale ingerita, ma spingendo al massimo il consumo di quei cibi che portano grandi scorte di potassio, magnesio, calcio ed antiossidanti di vario tipo, tutti elementi ben noti per ridurre la pressione del sangue e aiutare il sistema cardiovascolare.
Mancava rispetto a quanto sostenuto una conferma più autorevole frutto di ricerche e studi, mancanza a cui ha cercato di rimediare l'università del Michigan dove il regime alimentare è stato sperimentato su un campione di 13 pazienti tra i 60 e i 70 anni, tutti affetti da insufficienza cardiaca e pressione alta.
In che modo?
Sotto controllo quotidiano sono stati fatti consumare solo cibi preparati nel laboratorio di cucina metabolica annesso al dipartimento in cui si è svolta la ricerca.
Quindi non una dieta fai da te con i rischi relativi alle proprie situazioni logistiche personali, ma un regime alimentare attentamente controllato dai medici in cui la dose massima di sale ingerita non superava i 1,150 milligrammi al giorno rispetto ai 4,200 mg consumati in media dagli uomini (3,300 nelle donne).
Un aspetto fondamentale perché è noto che come ha ricordato il professor Scott Hummel del dipartimento di medicina interna e principale autore dello studio "i cibi consumati fuori casa o preparati in proprio senza un attento controllo contengono troppo sale."
Il risultato della ricerca è stato che la riduzione del sale e il contemporaneo apporto dei nutrienti preziosi citati in precedenza ha consentito di ottenere risultati simili a quelli dei farmaci normalmente usati per combattere l'ipertensione.
Secondo il professore la conclusione da trarre è che "benché su un campione limitato questo regime dimostra che l'alimentazione può migliorare il rilassamento del ventricolo sinistro, ridurre l'indurimento delle pareti del cuore e migliorare il flusso sanguigno fra cuore e arterie".