Diabete, un epidemia drammatica
Le gravi colpe dell'industria alimentare, il marketing avido, l'ignoranza delle regole per una corretta alimentazione.
Si assiste oggi e in futuro si assisterà sempre di più a un livellamento dell'incidenza del diabete su ogni strato della popolazione a prescindere dalla ricchezza personale e dalle risorse a disposizione.
I dati sono drammatici e documentano con molta chiarezza quelle che sono le conseguenze di una politica alimentare delle multinazionali del cibo tesa unicamente al profitto puro e totalmente insensibile alla salute generale con il paradosso gravissimo di far credere di produrre e "generosamente" offrire al pubblico cibi sani.
Il risultato è che una malattia come il diabete di tipo 2 appannaggio prima di una popolazione occidentale ricca che ha creduto (e tuttora crede) che il benessere fosse figlio dell'abbondanza alimentare e calorica indifferente alle più semplici e normali regole di corretta alimentazione sia oggi una malattia passata in grande stile alle popolazione di fascia bassa o diventate improvvisamente agiate.
Ci si ritrova quindi con tre scenari incredibili di persone con diversa condizione sociale e economica, ma accomunate dalle terribili conseguenze delle malattia.
Da un lato gli ammalati "storici" se così possiamo dire, cioè la popolazione occidentale che per decenni si è nutrita in maniera squilibrata perdendo man mano di vista gli insegnamenti saggi della cucina popolare e della "prudenza popolare povera" che indicava nella moderazione e equilibrio la strada maestra da seguire senza per questo nulla togliere al gusto e al piacere di consumare il cibo.
Ci sono poi le persone arricchite di paesi un tempo considerati poveri, come Cina e India (paesi in passato quasi del tutto alieni da malattie metaboliche) che con grande rapidità e "aiutati" dai pratici e comodi cibi pronti dell'industria stanno imitando dal punto di vista dei consumi alimentari le popolazione ricche dell'occidente accumulando dentro di se una valanga di calorie non necessarie documentate chiaramente dal dilagare dei casi di obesità collettiva.
E incredibilmente si è inserito un terzo scenario inaspettato e per nulla desiderato dei poveri tra i più poveri verso cui le responsabilità dell'industria alimentari sono ancora più gravi avendo spinto a credere che per stare bene è più conveniente consumare il tanto cibo spazzatura in circolazione a basso costo e estremamente energetico piuttosto che basarsi su una coscienza saggia che indica nel consumo consapevole e abbondante di frutta e verdura con accompagnamento graduale di carboidrati e proteine e la protezione preziosissima di erbe aromatiche e spezie la via migliore da seguire.
Con una differenza sociale enorme data dal fatto che i ricchi o arricchiti hanno le possibilità economiche per curarsi al contrario dei poveri lasciati in balia delle loro sofferenze.
Se in occidente questa differenza sociale è vera solo in parte grazie alle politiche di assistenza consolidate per quanto oggi martoriate dai tagli del risparmio, in molti altri paesi il dato è assai rilevante.
In questo modo il diabete sia nei Paesi sviluppati sia in quelli emergenti si appresta a diventare una malattia silenziosamente devastante, le stime raccontano, infatti, che l'incidenza della malattia salirà da 347 milioni a 472 milioni di malati nel 2030, ma è una stima per prudenza che non considera ancora bene la situazione di tutti i paesi del pianeta, un dato più realistico ipotizza entro il 2035 un miliardo di malati nel mondo.
Una cifra impressionante tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) comincia a indicare come il diabete diventerà presto la settima causa di morte, un dato su cui c'è da riflettere moltissimo.
Per maggiori informazioni e schede più dettagliate consultare il libro "A tavola con il Diabete"