La celiachia è una malattia che colpisce quasi una persona su cento, si deduce che facendo una proporzione nella sola Italia i celiaci dovrebbero essere circa 600.000, mentre nelle stime ufficiali ne sono stati diagnosticati solo 100.000. Un elemento anomalo che nasconde una sottovalutazione degli effetti di questa intolleranza in parte giustificabile dalla somiglianza dei sintomi con altre patologie.
Si manifesta come un'intolleranza permanente al glutine, una sostanza proteica che ha un ruolo ben preciso e importante ad esempio nella lievitazione e che si trova soprattutto in alcuni cereali come avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale e spelta.
La sua unica cura consiste nell'astenersi completamente da qualsiasi alimento contenente glutine, anche una minima traccia può scatenare i sintomi. Questo significa non mangiare nessun cereale glutinoso, come quelli citati in precedenza, e di conseguenza nessuno dei loro derivati come pasta, pizza, pane, dolci, biscotti ecc..
Ma non solo, la problematica della gestione del glutine è articolata e deve tenere conto di fattori in apparenza poco rilevanti.
Ad esempio l'esclusione va estesa anche altri tipi di alimenti "vergini" che possano essere venuti accidentalmente in contatto con gli alimenti vietati magari durante il processo di lavorazione in fabbrica, negli ambienti di cottura e preparazione dei locali ristorativi o a casa nelle quotidiane operazioni di cucina.
E questo, come è facilmente intuibile, nel paese della pasta e della pizza è certamente una limitazione, ma più mentale e psicologica che pratica perché oggi le alternative realistiche per seguire una sana e variegata alimentazione senza glutine sono molteplici.
Purtroppo per chi ne soffre la celiachia non si presenta mai da sola e vede spesso comparire una serie di “segnali” molto significativi se si ha l’accortezza, da parte medica, di saperli cogliere nella loro giusta collocazione.
E non si tratta di quegli aspetti che erroneamente, come ha rivelato uno studio pubblicato su Mayo Clinic Proceedings, vengono associati con chi è intollerante al glutine come la magrezza dovuta al malassorbimento di nutrienti e alla conseguente perdita di liquidi.
Nella realtà di questi pazienti, infatti, un buon numero è ugualmente normopeso e spesso sovrappeso, mentre ciò che gli manca indistintamente sono sostanze vitali come il ferro e altri micro elementi che non vengono assorbite da un organismo in lotta con il glutine.
Questo minerale risulta con una certa frequenza basso di circa il 30% rispetto alla norma in chi soffre di celiachia anche senza saperlo determinando un’accentuata sensazione di stanchezza che dovrebbe mettere in allarme il medico indipendentemente dal peso del paziente.
Ma sono anche altri i minerali a mancare nel sangue dei celiaci conclamati o meno, ad esempio lo zinco che è addirittura carente fino a quasi il 60% e il rame.
Insieme a questi un campanello d’allarme dovrebbe darlo anche il basso dosaggio di folati, vitamina B12 e vitamina D senza per questo, ovviamente, escludere altre cause.
Quello che la ricerca però vuole sottolineare è che se analizzate con più attenzione queste carenze possono da un lato far risparmiare tempo ai pazienti nella scoperta di un loro problema con il glutine adottando tutte le contromisure necessarie e dall’altro spingere il medico curante nel consigliare un alimentazione adeguata nel recupero di queste preziose sostanze mancanti.
Il ferro è ad esempio contenuto in molti alimenti (soia, fagioli, piselli, lenticchie, verdure a foglia verde, pane e cereali integrali, frutta secca, ecc) con cui preparare gustosi piatti come abbiamo già suggerito e analizzato in questo articolo dedicato alla sua carenza.
E rispetto agli spinaci che vediamo in foto ricordiamo velocemente che pur non essendo così ricchi di ferro come un noto cartone animato ha fatto credere per molti anni la loro comunque cospicua quantità viene massimizzata nell’assorbimento se sono presenti in contemporanea buone dosi di vitamina C, condendoli magari a crudo o dopo breve cottura con succo di limone o servendoli in insalata insieme a spicchi di gustose arance!
Nel creare e realizzare una ricetta, che sia tra le mura domestiche o in una cucina professionale, l’assenza di ingredienti contenenti glutine non è necessariamente una limitazione, ma semmai uno stimolo e una traccia interessante per proporre piatti buoni, saporiti e profumati per chiunque.
Se ci si pensa bene, infatti, chiunque si trovi ai fornelli è spesso preso dalla necessità di dover escludere una tipologia di prodotti.
Per questioni di gusto, di mancanza di materie prime, per necessità alimentari personali o per poter soddisfare le esigenze di persone care che non possono consumare determinati cibi.
Basta quasi sempre un poco di dedizione e attenzione e tutto si riesce a superare o semplicemente oltrepassare trovando sostituzioni altrettanto buone e funzionali.
Tutto questo è vero soprattutto per la celiachia che inizialmente dal punto di vista alimentare viene vissuta come una difficoltà quasi insuperabile pensando immediatamente ai piatti tradizionali del nostro patrimonio gastronomico: la pasta, la pizza, il pane e così via.
L’errore è volerli sostituire a tutti i costi tali e quali a prima, mentre la soluzione è semplicemente quella di allargare i propri orizzonti, scoprire cibi e ingredienti prima magari poco considerati, trovare metodiche di preparazione alternative, utilizzare accorgimenti prima non conosciuti.
Questa soluzione non è ne faticosa e ne difficile, basta farsi guidare dalla secolare tradizione mediterranea e lasciare che soluzioni già presenti da secoli in questa cucina ci portino il benessere e le soddisfazioni a tavola che tanto desideriamo!
La prima difficoltà nell'analisi dei sintomi da celiachia è che questi variano in intensità e fastidio da persona a persona, anche se esistono comuni difficoltà oggettive.
In genere colpiscono l'apparato digerente estendendosi poi ad altre parti dell'organismo, una dinamica comprensibile visto il collegamento alimentare diretto con la sostanza intollerante.
Così la persona celiachia può manifestare gonfiore e dolore addominale, dissenteria, vomito, costipazione, dimagrimento, un quadro sintomatologico moto variabile come si intuisce.
Nei bambini poi un segnale di allarme a cui prestare particolare attenzione è l'irritabilità, ma anche anomali ritardi nella crescita, bassa statura, difetti dello smalto dentale nei denti definitivi devono indurre a sospettare una possibile forma di celiachia.
Brutte notizie per chi soffre di celiachia, ai comuni effetti negativi di questa patologia, soprattutto a carico dell'apparato digerente con tensione addominale, vomito, diarrea e cefalea, si somma oggi un'altra seria problematica che tocca il sangue.
Uno studio recente mette in stretta relazione, infatti, la celiachia con il linfoma al sangue, uno dei tumori più temibili e da monitorare con attenzione in chi deve guardarsi dal consumo di glutine.
Non per tutti fortunatamente: nell'indagine è risultato alto il rischio solo per chi presentavano l'atrofia ai villi (un danno intestinale persistente e identificato con biopsia), più basso o nullo per i pazienti con un intestino regolarmente funzionante.
La scoperta è importante perché indirettamente riesce a relazionare la guarigione dell'intestino, confermata con certezza dalla biopsia, con le problematiche cliniche di chi soffre di celiachia.
Il linfoma è un tipo di tumore del sangue che si manifesta quando i globuli bianchi si dividono più velocemente del normale o superano la loro tipica aspettativa di vita, si può sviluppare nel sangue o nel midollo osseo, ma anche nei linfonodi, nella milza e altri organi.
Gli esiti della ricerca, secondo l'equipe che ha condotto la lunga analisi, suggeriscono che un obbiettivo importante per i pazienti celiaci deve essere la guarigione della mucosa intestinale così da limitare al minimo l'insorgere di linfomi o altre forme degenerative.
Rimane però il mistero sul perché sia solo l'intestino di alcuni pazienti a guarire, mentre con altri questo non avviene malgrado gli sforzi fatti.
Di certo si sa che la guarigione è più probabile tra i pazienti che riferiscono una stretta aderenza alla dieta priva di glutine, rispetto a coloro che seguono con meno rigidità le prescrizioni.
Lo studio è stato condotto da un team di scienziati del Celiac Disease Center presso il Columbia University Medical Center (CUMC) e del NewYork-Presbyterian/Columbia ed è stato pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine.
Per approfondimenti si può visitare questo indirizzo.