Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.cliccando su attiva cookies, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

Mar 20, 2023 Last Updated 9:51 AM, Mar 20, 2023
Le notevoli virtù della buccia di limone promettono di estendere la loro benefica influenza anche alle patologie che interessano il cervello come l’invalidante Alzheimer che da oggi ha un gustoso nemico in più!

Da tempo è ormai nota l'influenza positiva di una buona alimentazione su tutte le funzioni dell’organismo compresa la memoria e in generale il cervello umano con le patologie ad esso collegate.

Il riferimento è sopratutto all’Alzheimer sul quale si stanno concentrando numerosi studi che vedono al centro dell’attenzione alcune sostanze contenute nei normali cibi che portiamo a tavola con prevalenza di frutta e ortaggi.

Oggetto dell’attenzione in questo caso è il limone o meglio la sua buccia che in una sperimentazione tutta Italiana portata avanti dall’Irccs Istituto Centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia viene intensamente studiato e sperimentato su un gruppo selezionato di pazienti.

Il tutto per cercare di trovare tangibile conferma delle sue benevoli influenze rispetto a patologie della memoria importanti come il già citato Alzheimer.

Nello specifico le sostanze della buccia prese in esame sono due fitochimici, l’auraptene appartenente alla famiglia dei cumarinici e la naringenina della gloriosa famiglia dei flavonoidi.

Dai primi riscontri si è visto che possiedono uno spiccato effetto neuroprotettivo, antinfiammatorio e antiossidante utile nel miglioramento della memoria e nell’apprendimento cognitivo potenziando il funzionamento generale del cervello.

Le due sostanze citate sono standardizzate in uno specifico fitocomplesso e quindi massimizzate nei loro possibili effetti sull’organismo, la domanda che ci si potrebbe porre è se allora anche un uso “normale” della buccia di limone come di altri agrumi possa essere considerata una prassi positiva.

La risposta per quanto ci riguarda dopo aver consultato alcuni esperti con cui collaboriamo da tempo è senz'altro si a patto di utilizzare frutti da coltivazione biologica o se non altro coltivati in proprio senza l’uso di sostanze chimiche nefaste.

Anche perché se non altro l’uso della buccia di limone rientra in un vasto repertorio di insaporitori naturali che hanno una duplice e fondamentale funzione nell’ottica di una gustosa cucina della salute: limitare di molto la presenza di sale e di condimenti grassi eccessivi.

E se non sapete da dove iniziare ecco alcuni esempi in una sorta di piccolo menu “al limone” dove la buccia di questo agrume fa una differenza notevole migliorando di molto i sapori dei piatti e delle ricette.

Oltre al sole dell’estate che se non si eccede può aiutare nel contrasto ai tipici dolori delle articolazioni aumentando ad esempio la presenza e accumulo della preziosa vitamina D possiamo contare anche sul contributo diretto del cibo consumato e della nostra dieta quotidiana

Dolori articolari e reumatici ruotano entrambi su schemi che hanno una stretta relazione con l’alimentazione e sono sempre di più i medici che prima di ricorrere alle terapie farmacologiche cercano di aiutare i pazienti a riflettere sullo stile alimentare, sulla propria dieta e l’attività fisica svolta o non svolta.

A livello alimentare, infatti, è risaputo da molti anni grazie a una lunga serie di studi e ricerche affidabili che determinati cibi hanno un influenza diretta in positivo sui dolori articolari e reumatici.

Sono alimenti che in linea di massima rientrano totalmente in quello schema secolare e benefico riconducibile allo stile della dieta mediterranea fondata quasi per intero sul consumo costante di frutta secca e fresca, verdura, semi oleosi, legumi e cereali con integrazione saltuaria di pesce e ancora meno carne.

Tra tutte le verdure e gli ortaggi che è bene consumare quando si hanno problemi articolari spiccano in primo piano quelle facenti parte della famiglia delle crucifere che non sono presenti solo in inverno, ma tutto l’anno.

Contengono un infinità di sostanze benefiche sia a livello preventivo che curativo portando in dote una particolare ricchezza in vitamine, fibre e potenti elementi antiossidanti.

Tra questi il più importante è il sulforafano, una sostanza inizialmente individuata nei soli broccoli circa una decina di anni fa, con la capacità notevole di neutralizzare l’azione nefasta dell’enzima responsabile dei dolori derivati dalle infiammazioni articolari.

Nella stagione calda quando i cavoli classici non sono naturalmente disponibili possiamo affidarci a altri componenti di questa famiglia botanica come rucola e ravanelli con i quali realizzare buone ricette da portare a tavola.

L’azione antidolorifica la possiamo poi amplificare utilizzando come condimento l’olio delle olive nella sua versione pregiata di riferimento extravergine l’unica in cui possiamo trovare integralmente tutti i suoi benefici organolettici e salutistici.

A cui sommare la presenza importante di spezie e erbe aromatiche, prime fra tutte zenzero e curcuma che con l’olio di qualità hanno una sintonia perfetta.

Una veloce insalatina potrebbe allora essere composta da rucola e ravanelli affettati, eventualmente del buon pomodoro estivo appena raccolto, un condimento realizzato con olio di qualità mescolato a scelta con zenzero o curcuma grattugiati di fresco, la presenza di alcuni semi oleosi tra quelli di canapa, girasole, zucca o sesamo e per finire la presenza di un poco di frutta fresca come ingrediente dell’insalata o come suo condimento.

Un bellissimo e gustoso esempio lo possiamo allora trovare in questa ricca di salute insalata estiva che viene completata dalla presenza delle grandi olive nere non indispensabili ma certamente buone e belle da vedere!!!

Un incontro a Perugia sugli effetti antinfiammatori del cacao. 

Nella più recente edizione di Eurochocolate si è svolto un incontro molto curioso organizzato in collaborazione con Roberto Gerli, ordinario di Reumatologia dell'Università di Perugia, l'Associazione Malati Reumatici Umbria e Cittadinanzattiva.
Tema avvincente e coraggioso: "I benefici effetti che il cacao ha sulla cura e sulla prevenzione delle malattie reumatologiche".

E per cacao vista la manifestazione non si poteva altro che parlare di cioccolato, ossia uno degli alimenti più golosi esistenti, oggetto negli ultimi anni di numerosi studi un po' su tutti i fronti viste le sue peculiari componenti che sembra abbiano un influenza diretta su molte patologie, se non altro in chiave preventiva.

Al centro dell'attenzione i flavonoidi contenuti nel cioccolato e le loro capacità antiossidative e antinfiammatorie, aspetto questo che interessa direttamente chi soffre di problemi reumatici visto che la patologia nella stragrande maggioranza dei casi è direttamente collegata a una alterazione infiammatoria.

La questione è certamente allettante, ma non deve spingere a ingurgitare ogni giorno dosi cospicue di cioccolato, sia perché le ricerche a supporto hanno bisogno di approfondimenti e ulteriori verifiche sia perché allo stato attuale delle conoscenze i benefici del cioccolato sono riferiti a micro quantità e evidenziano che un eccesso di cioccolato può avere il risultato esattamente opposto con effetti negativi preponderanti rispetto a quelli positivi.

Si parla per ora di una quantità settimanale di 50 g di buon cioccolato fondente, l'unica versione che garantisce gli effetti benefici senza l'influenza di altre componenti come il latte.
Una quantità effettivamente bassa, diciamo più un punto di partenza che arrivo, altri studi andranno incrociati perché come detto il cacao sembra avere interessanti effetti su molte altre patologie come l'ipertensione.

Una buona ricetta come contributo all'assunzione di cioccolato la trovate qui, veramente notevole considerando anche la potente presenza dell'olio da olive con tutte le sue immense positività.

Scegliere frutta di stagione non è un semplice slogan o inutile fissazione alimentare in un mondo produttivo che cerca di farci trovare sempre tutto di tutto, può servire anche a equilibrare meglio la nostra dieta facendoci ad esempio consumare molti meno zuccheri aggiunti assaporando tutte le altre amabile molecole che solo la frutta di stagione contiene!

 

L’abuso di sostanze potenzialmente molto nocive per l’organismo come zucchero e sale è strettamente collegato con l’uso dei sensi mentre non solo degustiamo, ma anche quando prepariamo i cibi.

Usare i propri sensi (tutti insieme e nessuno escluso) in maniera intelligente, profonda e attenta rapportandoli alle sostanze alimentari parallele che li sanno influenzare ed esaltare è una strategia molto efficace e promettente.

In questo senso la ricerca moderna ci da un grande aiuto grazie ai numerosi studi che non si fermano alle sole componenti nutrizionali e alle loro prerogative.

Parlando del gusto dolce e del suo aspetto organolettico che coinvolge più sensi è interessante evidenziare come i fattori che influenzano la sensazione dolce siano molteplici e non necessariamente legati alla componente o percentuale di zuccheri presenti in uno specifico cibo.

Ad esempio in uno studio portato avanti da ricercatori trentini e poi pubblicato su una prestigiosa rivista si sono volute analizzare le componenti specifiche di ben 40 varietà di mele rapportandole alle sensazioni di dolcezza rilasciate al palato con il coinvolgimento anche degli altri sensi come la vista e l’olfatto.

Tra le altre considerazioni interessanti e utili si è scoperto che la componente zuccherina contenuto nel frutto (con differenze a volte sostanziali tra le tante varietà territoriali) influisce solo per i 2/3 a livello organolettico.

Il resto delle sensazioni piacevoli tendenti al dolce è rilasciato in realtà dagli aromi naturali del frutto, composti volatili che contraddistinguono le singole varietà e coprono fino al 30% il gusto dolce.

Tutto questo però è presente in particolare nella frutta stagionale arrivata all’esatto grado di maturazione con un tempo di tolleranza di alcune settimane.

Un acido organico chiamato Malico molto conosciuto nel mondo del vino e presente in buone quantità nelle mele, infatti, tende a diminuire con il progredire della maturazione e della conservazione del frutto.

Scegliere frutta di stagione diventa quindi anche un modo per limitare il consumo di zuccheri riempiendo il nostro palato di una maggiore soddisfazione organolettica e introducendo allo stesso tempo nutrienti sempre estremamente preziosi per la salute!!!

L’invasione non aliena ma comunque estremamente preoccupante di dolcificanti artificiali presenti in moltissimi cibi prodotti e venduti dall’industria alimentare comincia ad essere presa molto sul serio in ambito medico visti i diversi studi che ne dimostrano l’alta pericolosità nel tempo soprattutto in correlazione con l'insorgenza del rischio di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari ad alta incidenza negativa

L’associazione sembra al momento forzata e poco correlata, ma la metodologia di studio con i primi risultati evidenti porta verso la stessa strada che ha provato senza ombra di dubbio i rilevanti e alti rischi ai polmoni e altri organi dell’organismo che l’abitudine di fumare porta con se.

In particolare sembra che più dolcificanti artificiali vengono assunti con la dieta, purtroppo molto spesso senza rendersene veramente conto in quanto mascherati da slogan fuorvianti che si concentrano solo con la demonizzazione del comune zucchero da tavola, più aumenti il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari.

Un’evidenza chiara è arrivata da uno studio pubblicato sul British Medical Journal portato avanti dalla Sorbonne Paris Nord University (Francia) che intelligentemente ha preso in esame non solo le bevande ricche di dolcificanti artificiali, ma anche moltissimi cibi dell’industria alimentare tra i più venduti sul mercato.

La metodologia seguita è stata molto rigorosa, attenta e affidabile concentrandosi sulla dieta complessiva realmente assunta con raccolta di dati ripetuti e ciclici alternati a interviste con dietisti qualificati e analisi dei biomarcatori del sangue e delle urine.

Ha coinvolto per diversi anni una platea di oltre centomila pazienti francesi focalizzandosi su chi dichiarava apertamente e con consapevolezza di consumare sotto varie forme dolcificanti artificiali di varia natura.

In particolare in ordine di quantità aspartame, acesulfame potassico e sucralosio (10%), mentre i ciclammati o la storica saccarina erano assunti in percentuali molto minori.

Mediamente nell’arco di un tempo di nove anni la presenza importante nella dieta di dolcificanti artificiali è stata associata a un aumento del 9% del rischio di eventi cardiovascolari o cerebrovascolari.

Che ricordiamo sono tra le patologie più diffuse e pericolose e comprendono infarto del miocardio, sindrome coronarica acuta, angioplastica, angina, ictus o attacco ischemico transitorio.

L’aspetto più preoccupante è stato che la dose di dolcificanti artificiali sospettata di essere una delle cause determinanti di questi nefasti eventi era relativamente bassa e facilmente assimilabile anche bevendo un solo bicchiere di una delle tante bevande gasate in commercio che vantano effetti dietetici o di riduzione calorica grazie proprio ai dolcificanti artificiali.

Ma come detto il problema non sono solo le bevande gasate, perché l’uso di dolcificanti artificiali è esteso in maniera impressionante anche a molti cibi solidi venduti sul mercato, anche dove la loro presenza non sarebbe affatto necessaria e ipotizzata dal comune consumatore.

Ragione per cui la lettura delle etichette e la riflessione attenta prima di mettere nel carrello della spesa cibi e ingredienti attratti solo dalle loro sirene di golosità o paradossalmente di equilibrio dietetico vantato sulla confezione dovrebbe essere sempre seguita con attenzione.

Verifica e controllo dei valori della pressione arteriosa

 ipertensione cat

 

Il controllo periodico dei valori della pressione arteriosa è la premessa fondamentale per avere consapevolezza e verifica di uno dei parametri base del proprio stato di salute. Come sottolineto nella pagine del libro: "La diagnosi di ipertensione arteriosa viene stabilita dal medico dopo aver rilevato i valori della pressione. Il medico tiene conto esclusivamente dei valori che rimangono elevati dopo una fase di riposo e dopo ripetute misurazioni.

 

Ultimi articoli

Latte di mandorle, una meraviglia vegetale

Latte di mandorle, una meraviglia vegeta…

20-02-2023 Mangiare sano

Una meraviglia vegetale tutta Italiana antesignana...

Ricotta, ingrediente magico in cucina

Ricotta, ingrediente magico in cucina

16-02-2023 Mangiare sano

La ricotta è un ingrediente straordinario per le ...

Puntarelle, il croccante della catalogna

Puntarelle, il croccante della catalogna

12-12-2022 Mangiare sano

Una volta assaggiata difficilmente si dimentica la...

Libri in Primo Piano

Cucina a Vapore

Cucina a Vapore

Ottobre 01, 2012

Le guide di Natura e Salute Descrizione: Possiam...

Dolci senza glutine

Dolci senza glutine

Aprile 06, 2016

Le guide di Natura e Salute La sorpresa di quanto...

Cibi in conserva

Cibi in conserva

Settembre 09, 2022

Un libro di straordinario valore quello appena usc...

Le ricette del mese

Asparagi verdi in olio intenso, erba cipollina e limone

Asparagi verdi in olio intenso, erba cip…

20-03-2023 Antipasti

Con gli asparagi è possibile fare molte ricette e...

Vellutata semplice con marinata di carciofi e asparagi a crudo

Vellutata semplice con marinata di carci…

15-03-2023 Minestre e Zuppe

C’è un periodo dell’anno, per quanto breve, i...

Concentrato di dattero dello chef

Concentrato di dattero dello chef

10-03-2023 Conserve e Salse

Per un articolo di alcuni anni fa scritto su Cucin...

banner